Nel 2013 si è raggiunto il minimo storico per quel che riguarda il numero di disabili assunti in 12 mesi: solo 18.295. I dati sono stati inseriti nella settima Relazione al Parlamento sull’attuazione della legge per il diritto al lavoro dei disabili (Legge 68/99).
Il 2013 riprende quindi il trend negativo che si era verificato nel 2009: furono assunti solo 20.830 lavoratori disabili. Il calo dei contratti è in parte dovuto alla crisi economica che ha colpito l’intero mondo del lavoro e che ha anche influito sul cambiamento di tendenza: si assumono, sempre di più, disabili a tempo determinato.
Il rapporto fra nuovi iscritti alle liste di collocamento specializzate e assunzioni è del 26,9% nel 2013 e del 25,7% nel 2012. Negli anni passati, la convenzione fra uffici di collocamento e disabili era stata usata nel 47,5% dei casi, percentuale salita a 48,7% nel 2013: i disabili ricorrono sempre di più a questo strumento per trovare lavoro. Dati negativi anche per quel che riguarda lachiamata numerica: cresciuta nel 2012 all’ 8,7% del totale, è scesa nel 2013 al 6,6%.
Il confronto fra questi dati non è per nulla esaltante, presi in considerazione i dati assoluti: la richiesta nominativa, le convenzioni e la chiamata numerica sono in forte flessione e i due istituti che hanno rappresentato in maniera innovativa la riforma, ovvero la richiesta nominativa e la convenzione, hanno risentito della fine del periodo di espansione occupazionale.
Anche per i tirocini formativi e di orientamento c’è un peggioramento: 2.412 nel 2012, 2.159 nel 2013. Nel 2012, poi, sono stati 2.404 i tirocini con il fine dell’assunzione in imprese private e 416 con il fine dell’assunzione in strutture pubbliche. Nel 2013 si registra, anche in quest’ambito, un drammatico calo: solo 2.159 tirocini nel privato e 317 nel pubblico.
Si è interrotta la ripresa, registrata nel 2010/2011, che aveva portato l’avviamento alla professione di disabili nelle aziende non soggette ad obbligo (quelle con meno di 15 dipendenti), anche se questo settore è forse l’unico dove si registra un dato positivo: nel 2013 si è saliti al di sopra dell’11%.
Infine nel biennio 2012-2013, le posizioni a tempo indeterminato sono diventate sempre più rare. Partendo dal 2006, le posizioni a tempo indeterminato sono scese dal 51,6% del totale al 35,1%. Quelle a tempo determinato sono cresciute dal minimo storico del 2008 (30,6%) e sono arrivate al 57,7%. Le risoluzioni di contratto sono state 7.671 nel 2012 e 5.538 nel 2013 mantenendo la proporzione tra contratti a tempo determinato e forme di lavoro flessibile.